Su Rai 1 la miniserie “Anita Garibaldi”

Una miniserie in due puntate, il 16 e 17 gennaio in prima serata su Rai1, per raccontare la vicenda pubblica e privata di una delle protagoniste della nostra storia patria. Nei panni della moglie e compagna di avventure dell’Eroe dei due mondi, Valeria Solarino. Giuseppe Garibaldi sarà impersonato da Giorgio Pasotti. Una produzione Rai Fiction-Goodtime per la regia di Claudio Bonivento.

Sarà Valeria Solarino (per la prima volta protagonista in una produzione televisiva) a vestire gli impegnativi panni di “Anita Garibaldi” nella miniserie di Rai Fiction, prodotta da Goodtime di Gabriella Buontempo e Massimo Martino con la regia di Claudio Bonivento. Una mega produzione in onda su Rai1 il 16 e 17 gennaio, in prima serata. Nel ruolo di Giuseppe Garibaldi, Giorgio Pasotti.

Ma stavolta, la vera protagonista è lei, la brasiliana Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, per tutti Anita: la donna che, appena diciottenne, si innamorò perdutamente di un uomo tanto più grande, lo sostenne nei suoi ideali, lo seguì nelle sue pericolose avventure, gli diede quattro figli e mori’ con il quinto ancora in grembo. Un donna combattiva, coraggiosa, che non si e’ arresa davanti a nessun ostacolo. Il racconto di dieci anni d’amore
tra una donna straordinaria, e a suo modo visionaria, e l’Eroe dei Due Mondi.

Ricchissimo il cast della miniserie che, oltre a Valeria Solarino e Giorgio Pasotti, vede la presenza di Tosca d’Aquino,  Fabio Galli,  Nini Salerno, Thamisanqa Molepo, Bruno Conti, Mauro Marino, Lorenzo Roma, Jonis Bascir, Gianfelice Facchetti, Filippo Scarafia, Pietro Ghislandi, Francesca Antonelli, Francesca Antonelli, Maria Pia Calzone, Rosa Pianeta, Francesco D’Avanzo, Alessandro Lombardo, Stefania Micheli, Edoardo Purgatori, Francesca Cavallin, Cristina Moglia, Giorgio Gobbi, Nicoletta Romanoff.

Non sono molti i precedenti filmici su Anita: una delle rare interpretazioni da protagonista risale al 1952, «Camicie rosse», con Anna Magnani.

Da un soggetto di Massimo De Rita, Mario Falcone e Amedeo Minghi, quest’ultimo autore anche della colonna sonora, l’Anita Garibaldi di Rai Fiction vuole raccontare l’incontro fra due giovani di mondi e culture molto distanti fra loro, uniti da passione e ideali, minacciati dalla repressione, ma anche dai pregiudizi di una cultura patriarcale e maschilista che si annida fin nel loro rapporto e che, infine, fa di Anita non solo la vittima simbolica per eccellenza della Reazione, quanto la testimone di un mondo che sta cambiando molto, molto in fretta.

Ripercorrendo attraverso questo punto di vista la vicenda pubblica e privata, affiora in primo piano la modernità, l’attualità di questa storia d’amore e della guerra di liberazione, e dei suoi due giovani protagonisti, Ana e il suo “José”: Anita e Giuseppe Garibaldi.

La storia

Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, destinata a diventare per la storia Anita Garibaldi, nasce nel 1821 nei pressi di Laguna, una cittadina del Sud del Brasile nello stato di Santa Caterina (Rio Grande del Sud). Qui incontra Giuseppe Garibaldi nel luglio del 1839, quando è appena diciottenne, mentre lui ha 32 anni.

Garibaldi ha lasciato l’Italia cinque anni prima dopo esser stato condannato a morte per la sua partecipazione a varie rivolte.

Anita, in virtù di un carattere ribelle e deciso, vuole guidare il suo destino non limitandosi ad accettare il fato. Con il passare degli anni sviluppa una sua idea politica, largamente influenzata dalle idee liberali anti imperialiste tramandatele dal padre, che perse la vita per la causa dei “Farrapos”(“straccioni”, così erano chiamati i popolani in rivolta).

Il 30 agosto 1835, all’età di 14 anni, costretta dalla madre, va in moglie a un calzolaio, Manuel Duarte de Aguiar, uomo violento e spesso ubriaco. Anita è una ragazza bellissima, passionale e selvaggia, e dal primo istante in cui incontra Garibaldi, sente che è l’uomo della sua vita.

Nel momento in cui apprende della morte del marito, caduto in battaglia al fianco degli imperiali, Anita decide di seguire Garibaldi (che lei chiama Josè) in battaglia, per difendere la causa dei “Farrapos” e liberare le sue terre dal dominio dell’impero brasiliano. Fin da subito è ben voluta dagli uomini di Garibaldi, diventando per loro un punto di riferimento grazie alla sua forza d’animo e al suo coraggio. Si tratta di personaggi che ormai appartengono alla storia: Luigi Rossetti, l’intellettuale patriota, amico di Mazzini; Aguyar, lo schiavo liberato da Garibaldi, che diventerà la sua ombra. Con loro Anita stringerà un rapporto di intenso rispetto e amicizia.

Nella battaglia di Curitibanos, Anita cade prigioniera delle truppe imperiali brasiliane, ma il comandante della guarnigione, molto colpito dal temperamento indomito della giovane, le concede di cercare il cadavere di Garibaldi, creduto morto sul campo di battaglia. Anita, approfittando di una distrazione delle guardie, afferra un cavallo e fugge. Dopo giorni e giorni di ricerche lei e Josè finalmente si ricongiungono.

Nel 1840, mentre Garibaldi e Anita sono ancora impegnati nei combattimenti contro gli imperiali, nasce il loro primo figlio al quale danno il nome di Menotti, in onore del patriota italiano Ciro Menotti. Nel 1841, essendo divenuta ormai insostenibile la situazione militare della rivoluzione brasiliana, Garibaldi e Anita abbandonano quella guerra e si trasferiscono a Montevideo, in Uruguay, dove rimarranno alcuni anni, durante i quali Garibaldi mantiene la famiglia impartendo lezioni di francese e di matematica. Qui si sposano e hanno altri figli: Rosita (1843), che morirà a soli 2 anni, Teresita (1845) e Ricciotti (1847).

Nel 1843 Garibaldi viene nominato Comandante della Legione Italiana dal Presidente uruguaiano Rivera e riparte alla volta di nuove battaglie, mentre Anita rimane con i figli.

Nel 1848, Garibaldi decide che è arrivato il momento per la sua famiglia di trasferirsi nel vecchio continente, dove stanno rinascendo sentimenti di indipendenza e ribellione verso l’oppressione straniera.

Anita e i tre figli partono alla volta di Nizza, dove ad aspettarli c’è la madre di Garibaldi. L’Italia è in fermento in seguito alle rivolte scoppiate nel nord della penisola.

A Genova Anita conosce e stringe forti legami con alcune delle più importanti personalità del Risorgimento italiano: incontra Goffredo Mameli, il valoroso patriota che morirà alla giovane età di  22 anni; conosce Nino Bixio ed Enrichetta Pisacane. Ma è con la principessa Cristina di Belgioioso che stringe un forte legame di amicizia. Il progetto ambizioso della principessa è la creazione di una rete di ospedali, la costituzione di un comitato di soccorso e la raccolta di fondi per sostenere la causa del Risorgimento. Anita la affianca in questi progetti, voluti fortemente anche da Giuseppe Mazzini.

In seguito alla proclamazione della Repubblica Romana, Anita raggiunge il suo uomo per combattere al suo fianco e diventa subito famosa per il suo coraggio e per la sua forza d’animo, curando i feriti e combattendo per un paese che sente sempre più suo.

Gli eserciti francese e austriaco attaccano Roma per ripristinare il potere papale. I garibaldini danno vita a una eroica resistenza quartiere per quartiere, respingendo gli assalti per molti giorni. Ma la superiorità di uomini e mezzi a disposizione dell’esercito francese sono schiaccianti. E dopo l’ultimo scontro, sostenuto nella zona del Gianicolo, Garibaldi e i suoi sono costretti alla fuga.

Quella fuga prenderà storicamente il nome di “trafila”, una marcia forzata attraverso mezza Italia. I garibaldini si dividono su diverse strade per sfuggire alla caccia dei soldati austriaci e della polizia papalina. La maggior parte di loro diserterà lasciando Garibaldi e Anita con pochi uomini tra cui Ciceruacchio, padre Ugo Bassi e Giovanni Livraghi, al fianco del fedelissimo capitano Leggero che è con Garibaldi dai tempi del Sud America.

Il gruppo mira a raggiungere Venezia, l’unica Repubblica che ancora non sia stata travolta dagli eserciti delle potenze imperiali europee. Ma Anita è incinta, al quinto mese di gravidanza. La sua fuga, a piedi, a cavallo, attraverso montagne e fiumi, è un calvario. Le sue condizioni di salute peggiorano a vista d’occhio. Nelle valli di Comacchio si consuma la tragedia. La donna perde conoscenza. Pur braccati dai nemici, Garibaldi e Leggero, rimasti soli con lei,  la caricano su una piccola barca e la trasportano nella fattoria del patriota Guiccioli in località Mandriole, dove subito accorre il medico Nannini, il quale però può solo constatare che Anita è spirata, fra le braccia del suo Josè.

Le puntate

Prima puntata
Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, destinata a diventare per la storia Anita Garibaldi, vive a Laguna, una cittadina del Sud del Brasile, dove è nata nel 1821. Fin da giovanissima dimostra la sua natura ribelle e indipendente, l’ansia di libertà e di riscatto sociale. Le condizioni in cui versa la famiglia dopo la morte del padre, uno dei tanti mandriani sfruttati dal potere centrale, la costringono ad accettare il matrimonio con un calzolaio. In seguito, il marito rozzo e violento la lascerà per unirsi alle truppe imperiali che reprimono sanguinosamente la rivolta dei contadini. Quando il giovane Giuseppe Garibaldi, esiliato in Brasile con altri patrioti italiani, sbarca a Laguna per combattere a fianco dei ribelli, avviene l’incontro che unirà per sempre i loro destini. Anita, raggiunta nel frattempo dalla notizia della morte del marito, s’imbarca con Garibaldi, partecipa alla guerra per mare e per terra, viene catturata dall’esercito imperiale, riesce a fuggire e a riunirsi al suo “José”.

Fra stenti e pericoli, mette alla luce il primo di quattro figli, Menotti. Sconfitti e stremati, i tre riparano a Montevideo, in Uruguay, dove Anita e Giuseppe si sposano. Trascorrono anni difficili, in cui muore la seconda figlia Rosita. Anita spesso è sola, mentre Garibaldi combatte per difendere l’indipendenza della piccola repubblica uruguaiana.

Nascono altri due figli: Teresita e Ricciotti. Alla notizia dei moti europei del 1848, Anita s’imbarca per Nizza con i bambini dove, a casa della madre di Garibaldi, attende con ansia che lui la raggiunga. La gioia di ritrovarsi è breve: la guerra di Garibaldi per l’indipendenza e la libertà dell’Italia è appena cominciata. Ma ad Anita non bastano le sue lettere appassionate dalla Lombardia, dal Veneto, dalla nascente Repubblica di Roma: vuole tornare a combattere al suo fianco per quegli ideali di libertà e giustizia che li avevano uniti…

Seconda puntata
Mentre Garibaldi è già a Roma, impegnato nella costruzione e nella difesa della nascente Repubblica, Anita, rimasta a Nizza con i bambini, attende impaziente la possibilità di raggiungerlo. Finalmente, incaricata di portare ai patrioti romani i fondi raccolti al nord, parte alla volta di Roma affidando a Rosa, la madre di Garibaldi, i bambini, Teresita e Ricciotti, e lasciando a malincuore Menotti, il figlio maggiore, in collegio.

Giunta nella città che rappresenta ormai l’avamposto della lotta per l’indipendenza e la libertà, si unisce a molte altre patriote, Cristina Trivulzio di Belgioioso, Dora Antonini, Enrichetta Pisacane, dedicandosi completamente alla causa della Repubblica Romana e alle urgenti necessità della popolazione, ormai sotto la costante minaccia degli attacchi da parte dell’esercito francese sempre più vicino alle mura di Roma. L’abnegazione di Anita, e la nostalgia cocente per i figli lontani, sono in parte compensate dalla felicità di essersi riunita a Garibaldi, al suo “José”.

Ma ben presto la situazione precipita: la tregua firmata dal triumvirato che regge le sorti della Repubblica, formato da Giuseppe Mazzini, Carlo Armellini e Aurelio Saffi, viene interrotta prima della scadenza concordata, e l’esercito francese, in schiacciante superiorità numerica e organizzativa  – oltre che facilitato dalle trame dei papisti – viola le mura della città eterna.

Ha così inizio un assedio che porterà alla capitolazione della giovane Repubblica, malgrado la strenua disperata difesa da parte delle truppe comandate da Garibaldi, ormai decimate, e l’eroica rivolta dello stesso popolo romano. E, donna del popolo in mezzo al popolo, Anita partecipa attivamente alla lotta e allo scontro militare, ignorando le sue già precarie condizioni fisiche: è infatti incinta del quinto figlio e da tempo accusa le conseguenze di fatica e stenti.

Quando Garibaldi decide di abbandonare la città alla testa dei tanti volontari che non accettano la resa, Anita si rifiuta categoricamente di lasciarlo e rifugiarsi a Nizza.

Lo segue così in un’estenuante, disperata risalita del territorio italiano verso la libera Venezia, anch’essa sotto assedio nemico, circondata dalla minaccia incombente di ben tre eserciti, gli ispano-borbonici, i francesi, gli austriaci. Trovato momentaneo rifugio presso la fattoria Guiccioli di Mandriole nei pressi di Ravenna, ormai preda di violente febbri, il 4 agosto 1849, a soli 28 anni, Anita muore tragicamente fra le braccia del suo “José”.

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