Consiglio d’Europa, giovedì 7 Giugno sentenza su frequenze di Europa 7

E’ attesa per giovedi’ prossimo, 7 giugno alle 10 a Strasburgo, in udienza pubblica della Grande Chambre – la sentenza definitiva della Corte europea dei Diritti dell’Uomo relativa al contenzioso tra l’emittente televisiva Europa 7 e l’Italia. Nonostante in possesso di legale concessione il canale TV non e’ mai stato in condizione di trasmettere non avendo ottenuto le frequenze necessarie. Lo rende noto il Consiglio d’Europa.

La vertenza risale al 1999 quando il ”Centro Europa 7”, con sede a Roma, otteneva dalle autorita’ italiane la concessione per la diffusione televisiva per via herziana, che autorizzava la societa’ a istallare l’emittente e utilizzare la rete televisiva su tutto il territorio nazionale.

L’autorizzazione comprendeva il diritto di ottenere le necessarie frequenze stabilite nel piano nazionale del 1998, che, pero’, non furono mai assegnate.

Secondo i ricorrenti, certe norme transitorie consentirono il prolungamento dell’uso di frequenze da parte di emittenti gia’ esistenti. Quindi, per mancanza di attribuzione della frequenza, Europa 7 non fu mai in grado di operare. Ecco perche’ il legale rappresentante Francescantonio Di Stefano e’ ricorso al giudizio della Corte europea dei Diritti dell’Uomo appellandosi agli articoli 10 (liberta’ di espressione e informazione) e 14 (interdizione della discriminazione) della Convenzione europea.

Europa 7 sostiene di avere subito un danno notevole al proprio diritto di comunicare, oltre che una discriminazione.

Sotto l’aspetto dell’articolo 6 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo (diritto a un processo equo), Europa 7 afferma che la procedura che contestano non e’ stata equa perche’ il contenzioso e’ stato portato per le lunghe da cavilli procedurali. Infine, invocando l’articolo 1 della Convenzione (tutela della proprieta’) Europa 7 ritiene che la concessione ottenuta nel 1999 creo’ un interesse patrimoniale che avrebbe dovuto beneficiare di tutela della proprieta’, che, pero’, e’ stata disconosciuta.

Il ricorso fu inoltrato alla Corte europea da Europa 7 il 16 luglio 2009 che lo comunico’ alle autorita’ italiane nel successivo mese di novembre. Nell’udienza del 12 ottobre 2011 la Corte europea affidava il giudizio alla Grande Chambre.

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