Per tale motivo, il CNT-TPD ha avviato una battaglia in tutte le sedi competenti e, alla luce dell’ultimo provvedimento del Governo (il DL 34/11), ha deciso di aderire al Coordinamento Associazioni Radio Televisive (CARTv) per rinforzare, coordinare e ottimizzare le azioni di protesta con i conseguenti provvedimenti da adottare.
Con tale ultimo provvedimento normativo adottato dal CDM del 24 marzo scorso, infatti, si è inteso concretizzare una vera e propria azione di esproprio delle frequenze ai danni delle tv locali (i canali 61-69 UHF) per cederle agli operatori delle telecomunicazioni. Il DL, oltre a peggiorare l’impatto ambientale con aumento delle torri di trasmissione e peggiore i livelli di elettrosmog, oltre a creare problemi di compatibilità con la ricezione della tv digitale terrestre, costringe numerose emittenti locali a “regalare” frequenze utilizzate da oltre trent’anni a fronte di un ridicolo indennizzo; modifica i criteri riguardanti l’accesso all’attività di operatore di rete stringendo i requisiti fino ad ora richiesti condannando molte tv a chiudere i battenti e costringendo quelle che restano sul mercato a cedere capacità trasmissiva “limandole” per indebolirle.
L’unico obiettivo per cui tali manovre di Palazzo trovano motivazione è la salvaguardia, addirittura il potenziamento, del duopolio Rai-Mediaset escludendo non solo le tv locali, ma penalizzando fortemente le tv nazionali indipendenti tipo ReteCapri come già avvenuto in sede di attribuzione LCN.
Il CARTv, dal canto suo, di cui oggi anche il CNT-TPD ne è parte, ha già annunciato che si appellerà in tutte le sedi competenti per la tutela dei diritti degli operatori delle tv locali.