La7: il terzo polo esiste

Questa volta forse il terzo polo esiste davvero. E non è tutto merito di Michele Santoro, naturalmente. È merito di una squadra che da anni ci crede. Del resto La7, dalle ceneri di Telemontecarlo, nasceva esattamente dieci anni fa, il 24 giugno 2001. Vicende alterne, certo. Successi e insuccessi. Eppure la sensazione che tra i due colossi — Rai e Mediaset — ci fosse spazio per un altro tipo di televisione non è mai venuta meno. E la conferma è venuta con l’arrivo di Enrico Mentana. Che non solo ha portato gli ascolti del suo tg oltre il 10%, ma che ha coeso ancor di più una squadra sempre più forte, sempre più consapevole della propria identità (Daria Bignardi parla sempre di «senso di appartenenza che a La7 si sente in modo intenso» ).

Se a questo si aggiunge il forte impatto tecnologico di cui La7 può godere grazie al suo editore— gruppo Telecom — il cerchio si chiude. Una tecnologia che oltre alla televisione comprende Internet, la tv via cavo, i multiplex del digitale terrestre: tutte possibilità che la pongono avanti nel mercato. E che rendono la sfida interessante. Eppure — nonostante a La7 si respiri un’aria effervescente— — in molti non se la sentono di parlare, soprattutto di «terzo polo» . Forse scaramanzia. Anche a Enrico Mentana è un termine che non piace. «Ognuno fa il suo» . Però lui parla, e lo fa un po’ a nome di tutta la rete e — come ci ha abituato da tempo — racconta con evidenza e trasparenza i fatti direttamente ai telespettatori nel tg delle 20: «Tra la Rai e Santoro c’è stato un divorzio consensuale — spiega — e il giornalista ha trattative avanzate con La7. Ora la scelta spetta a lui. Se arriverà noi lo accoglieremo a braccia aperte e se verrà da noi potrà fare il suo programma o quello che vorrà. La trattativa con la nostra rete è molto avanzata sia dal punto di vista contrattuale sia per il prodotto giornalistico che Santoro e la sua squadra potrebbero realizzare autonomamente. Come è noto loro lavorano molto sulle docufiction» . Dedica ampio spazio Mentana al collega. Alle sue vicissitudini con la Rai, ai suoi rapporti turbolenti ormai decennali con viale Mazzini. Stigmatizza i consiglieri d’amministrazione Rai che vorrebbero far firmare una clausola a Santoro per impedirgli di fare concorrenza alla Rai. Gad Lerner sta per andare in onda con il suo «Infedele» e commenta rapidamente: «Non è ancora arrivato, non so che dire. Se mi piace l’idea? Certamente sì. Sono stato entusiasta per l’arrivo di Mentana, figuriamoci per quello di Santoro. Tuttavia mi sconcerta la capacità di farsi male della Rai. Fossi stato il direttore di Rai2 mi sarei steso per terra per impedirgli di andare via. È incredibile come quell’azienda si muova contro i propri interessi» .

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