LCN Digitale terreste: tv locali in subbuglio

Per l’ennesima volta mentre si gioca vengono cambiate le regole. E’ una “abitudine” tipicamente italiana. I nostri politici, da un po’ di tempo, non rinunciano a stupire anziché programmare. Trent’anni di “onorata televisione locale” sono stati recentemente messi “in discussione” da una delibera dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che nel “garantire” il passaggio al digitale ha assegnato il posizionamento delle tv italiane sul telecomando con un criterio che si è rivelato “discutibile” e che è stato capace di scontentare l’intero settore eccezion fatta per qualcuno. Stiamo parlando della numerazione LCN – Logical Channel Number, ovvero di quel numero preventivamente assegnato dall’AGCOM alle emittenti televisive che migrano al digitale terrestre.

Può sembrare una sciocchezza ma assegnare preventivamente ad una televisione, imponendole, una posizione piuttosto che un altra sul telecomando del televisore dell’utente può costituire un vantaggio o una penalizzazione per la stessa tv. Per l’utente quantomeno un disagio. Qualcuno asserisce che questo tipo di “preselezione” orienta gli ascolti. Ma se a farlo è l’Autorità di garanzia con una propria delibera, la n. 366/10/cons, trattasi certamente di una malalingua.
L’Autority ha di fatto assegnato i numeri da 1 a 3 alla Rai (Rai 1, Rai 2 e Rai 3), da 4 a 6 a Mediaset (Rete 4, Canale 5 e Italia 1), il numero 7 a La7, il numero 8 a MTV, il numero 9 a Deejay Tv (che nulla aveva a che vedere con le nazionali in quanto nell’analogico non era tale ed a cui solo recentemente è stato riconosciuto il requisito di “fornitore di contenuti”.
Alle televisioni locali, invece, sono stati assegnati i numeri della seconda decade riservando loro un “trattamento” tutto particolare assegnando le posizioni attingendo dalle graduatorie dei CoReCom, stilate ai sensi della L. 448/98, peraltro più volte impugnate nei Tar di mezza Italia perché redatte utilizzando requisiti “drogati” al punto che in diverse procure sono aperti fascicoli per truffa ai danni dello Stato tanto che l’Autority le ha dovute recentemente “rinnegare” emanando specifici “bandi di assegnazione per LCN” per le regioni Liguria, Toscana e Umbria prossime allo switch off.
Nelle regioni già passate al digitale terrestre alle emittenti locali sono già state assegnate le numerazioni dal 10 al 19 mentre alla nazionale ReteCapri poi, stranamente, il numero 20. Le restanti emittenti locali, invece, relegate alle restanti 39 posizioni che vanno da 50 a 99.
Questo tipo di criterio, emanato a “garanzia” delle della pluralità, ha fatto sì che emittenti sub provinciali abbiano sul telecomando scalzato realtà di dimensioni regionali o addirittura interregionali e magari ben più accreditate. Esempio lampante è quello della Campania dove ad una piccola emittente locale salernitana e ad una irpina sono stati assegnati numerazioni LCN nella seconda decade ai danni di ben più blasonate e storiche realtà che a Napoli ora sono relegate in posizioni a dir poco remote del telecomando.
Con pasticci di questo genere è inevitabile il ricorso alle aule giudiziarie. Infatti, dopo che il Tar Lazio lo scorso fine luglio ha accolto il ricorso presentato da un gruppo di televisioni locali contro la famigerata delibera n. 366/10/cons dell’Autorità, che dopo la corsa all’impugnazione in Consiglio di Stato da parte della stessa la questione potrebbe addirittura giungere in Cassazione.

Frattanto si attende la pronuncia del Consiglio di Stato che, in camera di consiglio, martedì 30 agosto alle ore 11 potrebbe dar torto all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, e non sarebbe la prima volta, rimettendo in discussione alcuni cardini del sistema radiotelevisivo italiano.

A sostenere la decisione di annullamento del Tar Lazio si sono costituite “ad opponendum“ la maggior parte delle emittenti televisive italiane. In soccorso dell’Autorità, invece, si sono precipitate l’associazione delle emittenti nazionali, la FRT, che rappresenta in primis gli interessi di Mediaset e AerAnti Corallo un associazione rappresentativa degli interessi di piccole e medie tv locali. Mentre per la prima si intuisce lo scopo per la seconda sarebbe interessante sapere che gusto ci sia a darsi delle “botte sui maroni”.
Restando più o meno sull’argomento potremmo affrontare quello del dividendo esterno ed del dividendo interno, delle assegnazione gratuite a Mediaset, dell’espropriazione delle frequenze da 61 a 69 a danno delle sole locali ed a vantaggio dei telefonici.
A noi poveri mortali, intanto, non resta che riflettere sul reale istituto degli organi di garanzia.

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