Rai: canone abbonamento aumenta di 1,50 euro, importo di 112 euro

Il canone di abbonamento Rai per il 2012 sale di 1 euro e 50 centesimi, portando l’ammontare a 112 euro. Manca ancora l’ufficializzazione da parte del ministero competente, quello per lo Sviluppo economico, ma ormai e’ cosa fatta visto che la Rai indica gia’ questa cifra di 112 euro come quella da pagare senza sovrattassa entro il prossimo 31 gennaio. L’aumento e’ di fatto varato ora che la manovra ’salvaItalia’ e’ passata anche al Senato. Manca il decreto del dicastero competete ma ormai quello che andava definito lo e’ stato.

L’incremento e’ legato per lo piu’ al recupero del tasso di inflazione, recupero che e’ previsto peraltro dall’articolo 47 del Testo Unico della televisione. Un ritocco della stessa entita’ degli ultimi anni: e’ dal gennaio 2009 infatti che il canone per il possesso del televisore (la vera dicitura della tassa e’ questa) cresce di anno in anno di un euro e cinquanta, passando cosi’ dai 106 euro che erano a fine dicembre 2008 ai 112 che saranno da qui a pochi giorni, con l’inizio di gennaio, quindi 6 euro di aumento in quattro anni. A quanto apprende l’AGI, al momento di presentare gli ultimi aggiornamenti sulle previsioni dei conti aziendali proprio in questi termini di un euro e 50 centesimi in piu’ era stata indicata in Cda dal direttore generale della Rai Lorenza Lei l’entita’ dell’aumento ipotizzato per il canone. Indicando di conseguenza quanto questo avrebbe fruttato alle casse Rai, piu’ o meno una quarantina di milioni. Non e’ certamente un importo tale da rasserenare i pensieri a viale Mazzini, ma una buona boccata d’ossigeno si’, considerando per contro l’esistenza di una elevata evasione. In Italia siamo intorno al 28-30 per cento, forse la piu’ alta in Europa, tra canoni ordinari – quelli che riguardano la gran parte degli utenti – e quelli speciali (uffici, locali pubblici, associazioni, enti, ministeri), per un totale di diverse centinaia di milioni di euro, forse addirittura 6-700 milioni l’anno. Lo scorso 27 settembre, lo stesso dg Lei disse in commissione di Vigilanza che ad esempio l’evasione dei canoni speciali costa alla Rai almeno 270 milioni di euro l’anno, mentre “ne incassiamo appena 60″.

Le entrate da canone speciale “sarebbero – aggiunse – l’ossigeno minimo. Diversamente, a bocce ferme, il 2012 sara’ gia’ con un rosso di 150 milioni di euro a causa dei diritti sportivi” che negli anni pari sono sensibilmente gravosi per l’azienda (e l’estate prossima ci saranno gli Europei di calcio e le Olimpiadi di Londra, ndr). In piu’ la Lei sottolineo’ che le tariffe per i canoni speciali “sono ferme al 1999, ma se solo si applicassero quelle tabelle potremmo comunque avere il pareggio nel 2012″. Quindi dire evasione del canone equivaleva ed equivale a dire non quadratura dei conti aziendali. E non a caso il direttore generale sottolineo’ ai componenti della commissione l’auspicio che in quanto parlamentari si adoperassero perche’ l’emendamento antievasione del canone speciale nella legge di stabilita’ non trovasse ostacoli, “spero che voi tutti siate disposti in tal senso”. Per non dire poi dell’evasione del canone ordinario, per un totale che secondo alcuni potrebbe essere indicato anche in 4-500 milioni di euro. Tante le strade ipotizzate per porvi rimedio ma ancora nessuna tradotta in atto concreto.

Tra le ipotesi, quella di inserire il canone in una delle bollette che sono recapitate agli italiani, cosi’ da rendere impossibile, se non altro almeno in teoria, l’evasione. Di certo c’e’ che questo vertice Rai – dallo stesso direttore generale Lei al presidente Paolo Garimberti e all’intero Cda – ha sempre insistito su questo tema e deciso di tenere alta l’attenzione sull’esigenza che chi di dovere adotti le misure necessarie a combattere l’evasione, cosi’ da evitare che alla fine l’incremento quasi d’obbligo – stante il recupero del tasso inflattivo – finisca sempre con lo scaricarsi sui soliti noti, cioe’ su quelli che pagano. Anzi in piu’ d’una occasione il vertice di viale Mazzini ha sottolineato che il recupero dell’evasione potrebbe aprire la strada a una rimodulazione dell’importo, ovvero tener conto delle fasce di reddito, tutelando in particolare le categorie meno abbienti, che sono proprio quelle che di solito hanno nella televisione la compagnia piu’ costante e fedele e che invece si ritrovano loro malgrado sempre chiamate a contribuire e impossibilitate a sfuggire.

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