Tv: fuga preventiva dalle frequenze

E’ scoccata l’ora del decreto legge, ma potrebbe anche essere un provvedimento di altra natura, finalizzato all’assegnazione delle frequenze televisive. L’asta predisposta dal ministro per lo Sviluppo, Corrado Passera, e che, come scrive MF, sostituira’ il beauty contest gratuito studiato dal precedente governo Berlusconi sara’ definita in queste ore. E anche se difficilmente un decreto legge ad hoc verra’ presentato al Consiglio dei ministri di oggi (l’argomento non figura all’ordine del giorno anche se potrebbe essere discusso fuori sacco) e’ plausibile che venga elaborato e approvato all’inizio della prossima settimana. Ma se il governo e il ministro Passera si attendono dall’asta onerosa un incasso totale su base triennale di 1-1,2 miliardi (”una valutazione esagerata”, ha sottolineato nei giorni scorsi Gina Nieri, membro del cda del gruppo tv di Cologno Monzese), i broadcaster televisivi nazionali stanno ancora valutando la partecipazione al bando.

Perche’, visto il brutto momento che sta attraversando il settore e soprattutto il drastico calo degli investimenti pubblicitari (prima fonte di ricavi per i gruppi tv a esclusione della Rai che vive di canone), nessun operatore tv ha la possibilita’ di investire centinaia di milioni per conquistare le nuove frequenze a disposizione. Tantopiu’ che gia’ oggi l’offerta di canali gratuiti digitali satura il telecomando. Alla sola Mediaset, che necessita di banda per la propria offerta gratuita e a pagamento e per lanciare i canali in Alta Definizione (Hd), partecipare all’asta costerebbe secondo le stime di S&P Equity Research 300-450 milioni visto che una singola frequenza costerebbe 100-150 milioni all’anno.

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