Paolo Rossi torna a fare ridere in tv su Sky Uno

«Non sarà una risata che li seppellirà, ma una poesia che li farà sentire delle m… ». È uno dei suoi motti, la frase che meglio riassume l’essenza del nuovo spettacolo di Paolo Rossi, la filosofia del suo ritorno in tv, il suo lavoro in scena. Un nuovo show pensato come una ballata: parole e musica; canzoni e sketch. Confessioni di un cabarettista di m. (Sky Uno, giovedì 24 ore 21.10 e poi il 31 maggio e il 7 guigno sempre alle 21.10) è uno spettacolo capace di raccontare e non solo di far ridere, come spiega anche il sottotitolo: Esercizi spirituali di rifondazione umoristica.

Perché, spiega: «In Italia un signore da 20 anni ha rovinato il modo di raccontare le barzellette, ora dobbiamo ricominciare daccapo cercando dirifondare l’umorismo in questo Paese». Si dice che un bravo comico sia precursore dei tempi, arriva prima dove gli altri passeranno anni più tardi per raccontare cosa ci aspetta. Per questo può parlare del presente con distacco e descriverlo con humour.

Paolo Rossi è uno dei pochi che ci riesce, racconta il presente con uno sguardo lucido e tagliente, come se analizzasse un ricordo, e quel che colpisce di più è che non ha bisogno di fare sarcasmo inutile, di deridere imitando o magnificare ironizzando. «Vent’anni fa potevi permetterti di puntare il dito in uno spettacolo e essere aggressivo, oggi non mi interessa rincorrere la cronaca, la polemica, lo scandalo. Oggi uno spettacolo comico deve poggiare su un minimo di poesia, senza preoccuparsi di trasgredire per trasgredire perché la provocazione è già al suo interno».

Lo sa bene Giampiero Solari, amico e autore e regista televisivo di diversi programmi, compreso quest’ultimo show: «A un certo punto ti accorgi che non hai più bisogno di seguire l’attualità , racconti umori, sensazioni, che come un humus si sono create attorno a te».

In tre puntatePaolo Rossi- Confessioni di un cabarettista di m., racconterà il presente parlando del nostro passato, arrivando fino a un ipotetico futuro, nel 2023: «Come saremo tra dieci anni. Quando azzecchi le previsioni rischi di passare per Cassandra o anche peggio, ma puoi permetterti anche di sbagliare, come dice Jannacci: «Mica siamo in sala operatoria, non muore nessuno». L’importante, chiosa Rossi, è essere sempre prima di tutto autoironici.

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