La chiusura di Current TV è una decisione di natura tecnica o politica? Si tratta, come spiegato da Sky, di una scelta dovuta a motivi economici (le pretese sarebbero raddoppiate) e di audience (solo un abbonato su 25 avrebbe guardato Current almeno per 10 minuti in una settimana )? O, come sostenuto da Al Gore, uno dei fondatori del canale televisivo, di una imposizione unilaterale alla cui origine c’è l’ostilità di Rupert Murdoch?
Sono le questioni più dibattute intorno a questa vicenda. E a cui esperti e appassionati cercano di dare risposte e spiegazioni. Alessandro Longo, blogger e collaboratore dell’Espresso, non ha dubbi: è una chiusura politica. Riconosce come un editore abbia “legalmente” il diritto a farlo, nonostante sia moralmente discutibile e “dannoso per la libertà e il pluralismo informativo”.
Current TV, da parte sua, cerca di motivare le sue accuse e diffonde i documenti della trattativa saltata con Sky. Decide di rendere pubbliche le cifre offerte per il rinnovo del contratto che sarebbero inferiori a “1/3” dell’attuale accordo. Come dire, la società del magnate australiano avrebbe cercato il pretesto per la rottura.
C’è chi, come Daniele Lepido del Sole 24 Ore, sorride dinanzi all’ipotesi che Sky abbia deciso di chiudere Current TV per fare un favore a Silvio Berlusconi, il quale avrebbe promesso una frequenza del digitale terrestre in cambio della cancellazione di una serie di trasmissioni. La bolla come “fanta-televisione”. A ogni modo, appare verosimile come possa essere legittimamente prevalsa una decisione di merito sulla chiusura del canale. Dopo una sola stagione, e con ascolti non da buttar via, sembra commercialmente impensabile mandare a casa un prodotto e un marchio così noti e sollevare su di sé un polverone di critiche. Ma, appunto, si tratta di decisioni legittime, per quanto discutibili.